Intervista ad Alessia Rossetti di Una famiglia
Continuiamo a intervistare famiglie che hanno scelto l’homeschooling per i propri figli, genitori coraggiosi con tanta voglia di mettersi in discussione.
Oggi riportiamo le parole di Alessia Rossetti, la mamma vulcanica di Mario e Lucio. Alessia è una mamma impegnata su molti fronti e crede profondamente nella condivisione e nell’importanza di “fare rete”, è per questo motivo che nel sito che lei cura www.unafamiglia.it troverete molte informazioni pratiche e legislative su come fare homeschooling.
Poniamo anche a lei le domande che abbiamo rivolto ad altre mamme homeschooler, per poter conoscere meglio Alessia e la sua famiglia!
Ci parlate della vostra famiglia?
Siamo Alessia, Gianpiero, Mario, Lucio e Potter. Viviamo ad Anguillara Sabazia, sul Lago di Bracciano alle porte di Roma.
Per quasi cinque anni abbiamo vissuto in Lombardia, a Vigevano, per poi tornare ad Anguillara.
Io sono una libera professionista che si occupa principalmente di accompagnamento alla neo-genitorialità; Gianpiero è un programmatore e web master.
Mario e Lucio fanno i bambini, Potter fa il cane.
Quanti bambini avete e che età hanno?
Mario ha sette anni, Lucio quattro.
Quando e come avete conosciuto l’homeschooling?
Quando Mario non aveva neanche un anno, incappammo per caso (anche se non credo al caso) nel video di Ken Robinson “Cambiare i paradigmi dell’educazione”. Iniziammo a cercare in rete informazioni sull’istruzione “altra” , iniziammo a studiare le diverse pedagogie, Montessori e Waldorf principalmente.
Il trasferimento a Vigevano nell’autunno del 2013 cambiò tutta la prospettiva. Ad Anguillara avevo iniziato un percorso con altre famiglie che avrebbe portato (così è stato per loro infatti) a una realtà condivisa; trovandomi in una città in cui non conoscevamo nessuno, in balia delle infinite novità e di una gravidanza inaspettata, misi in discussione tutto e tornai a parlare seriamente d’istruzione parentale. A Giugno di quell’anno andammo ad un raduno di famiglie che praticavano l’ homeschooling. Tornammo con la consapevolezza che quella fosse la strada giusta per noi.
Perché avete scelto questo tipo di istruzione per i vostri figli?
Non saprei rispondere a questa domanda. Forse perché una vera e propria scelta non c’è mai stata; non c’è stato il giorno in cui ci siamo guardati negli occhi e ci siamo detti: “i nostri figli non andranno a scuola”.
E’ stata una evoluzione naturale che abbiamo solo dovuto capire come concretizzare e realizzare.
L’istruzione parentale è, per noi, parte del “prendersi cura” dei figli e della famiglia.
E’ come se chiedessi ad una persona perché passeggia, si può camminare in tanti modi, passeggiare è uno di questi e lo si fa perché si desidera farlo, perché si ha bisogno di farlo, perché lo si fa e basta
Che difficoltà avete incontrato?
Al momento le difficoltà più grandi le stiamo incontrando per la mancanza dilagante di buon senso. La normativa non aiuta né noi né le scuole; ma la mancanza del “venirsi incontro” credo stia facendo più danni di una norma scritta da burocrati che della nostra realtà sembrano non sapere niente.
Nell’arco di tre dichiarazioni ci siamo trovati un figlio iscritto a un plesso scolastico nonostante avessimo scritto di non farlo, la pretesa (naturalmente disattesa) di una richiesta di nulla osta per spostarci di regione, il tutto condito da grida e tentativi quantomai goffi di farci sentire ignoranti in riferimento alla normativa vigente.
Di contro, nella nuova scuola abbiamo trovato (almeno per ora) apertura, desiderio di conoscerci e quel buon senso a me tanto caro a testimonianza che, come credo fermamente, sia la persona (o le persone) a fare la differenza.
Restano i problemi legati a una normativa lacunosa e nebbiosa.
La scelta di provvedere all’istruzione dei propri figli attraverso l’istruzione parentale è prevista alla Costituzione Italiana.
L’istruzione parentale, nella testa dei padri costituenti, era la regola, la scuola l’alternativa offerta dallo Stato a chi non voleva/poteva farla, per questo noi presentiamo una “dichiarazione” mentre gli altri genitori una “richiesta di iscrizione”.
Questa differenza sostanziale, non viene mai compresa anzi, spesso ci troviamo a dover render conto, a venir valutati e messi in discussione come educatori proprio dall’istituzione di cui non usufruiamo.
E’ un po’ come se ad un capotreno senza patente venisse chiesto di controllare una macchina e la capacità del guidatore: se dobbiamo vederci tra un mese a Milano partendo da Roma, tu scegli il treno ed io la macchina, come possiamo stabilire se la scelta dell’altro sia giusta o sbagliata?
Magari tu col treno arrivi domani e poi per un mese visiti Milano mentre io mi fermo con la macchina a Firenze, Bologna ecc… come si può stabilire quale viaggio sia “migliore”?
Che ci sia bisogno di controllo è condivisibile e auspicabile, ma dovrebbe essere competenza dell’ufficio territoriale che si occupa di istruzione e non della scuola che opera con strumenti diversi ed approcci spesso lontanissimi dai nostri.
L’esame di idoneità annuale è un chiaro esempio di questo cortocircuito: una istituzione che riconosce l’inutilità della valutazione attraverso l’esame (tanto da utilizzarlo solo a fine secondaria di primo grado) obbliga chi non frequenta a sostenerlo annualmente.
Nella pratica si utilizza la valutazione su quanto abbiano appreso i bambini per valutare la capacità di istruire dei loro genitori, come se “apprendimento” e “istruzione” fossero l’uno il risultato matematico dell’altro; peccato che non sia così.
Nella scuola questo assunto viene, infatti, capovolto e se un bambino/ragazzo, o addirittura una classe intera, ha difficoltà in una materia, non si mette certo in discussione la capacità che ha quell’insegnante di istruire ma la capacità dei bambini di apprendere.
La legge è chiara in tal proposito: quello che non deve esser (giustamente) leso è il diritto del minore ad avere una istruzione e questo è dovere dell’adulto; dovremmo esser noi genitori ad incontrare il rappresentante dello stato che si occupa di istruzione (e non di quella scolastica) e dimostrare di esser genitori attenti che mettono a disposizione del figlio strumenti idonei.
Parlateci della vostra scelta in pratica: Siete Unschooler o Homeschooler?
Sinceramente non lo so. Sono allergica alle definizioni.
Credo fermamente che l’essere umano sia portato naturalmente all’apprendimento e che questo possa esser facilitato da chi gli sta accanto (questo discorso non vale solo per i bambini per questo faccio difficoltà a definire il percorso di apprendimento che vivo con loro).
Abbiamo libri che potremmo definire “didattici”? Si diversi, quelli che utilizziamo con Mario sono per l’apprendimento della letto-scrittura, della matematica (aritmetica e geometria) e per l’inglese.
Questi libri sono stati scelti in base all’approccio degli autori.
Moltissimi sono i libri che acquistiamo o prendiamo in biblioteca, dedicati a noi genitori in quanto facilitatori e mediatori del percorso di apprendimento.
Per me ogni strumento può essere utile se utilizzato in modo consapevole; ad esempio ci siamo interrogati a lungo se fosse il caso di prendere il libro di testo della scuola in cui faremo l’esame per avere chiaro quali fossero i requisiti minimi richiesti (per me era più utile il libro standard rispetto al programma della scuola x che è diverso da quello della scuola Y), alla fine non l’abbiamo preso.
Seguite il programma?
Conosco bene le indicazioni nazionali e a quelle mi riferisco. Con la mia amica Angelica le abbiamo “tradotte” in esperienze di vita quotidiana per dimostrare come esse siano naturalmente presenti nelle giornate che trascorriamo coi nostri figli.
Non seguo il programma di alcuna scuola, ho ideato un progetto ad inizio percorso con attività legate da un filo conduttore. Chiaramente ogni attività si inserisce facilmente all’interno delle Competenze Nazionali, basta conoscere queste ultime e sapere come presentare il proprio vissuto.
Presenterò il nostro programma con riferimenti sito grafici e bibliografici ed attività svolte anche tramite l’ausilio di materiale auto prodotto e audiovisivo.
Ci raccontate una vostra giornata tipo?
Dopo la colazione facciamo un cerchio e buttiamo giù quel che ognuno desidera/vuole/deve fare nella giornata. Poi cerchiamo di farci stare dentro tutto.
Non facciamo attività didattiche di prima mattina perché Mario ha bisogno di muoversi e giocare prima di riuscire a stare seduto con matita e libro in mano.
Se si fa qualcosa di più strutturato sono almeno le 10:30 e sono, usualmente, lavori creativi (corde del tempo con foto, dipinti, storia di qualche artista o personaggio famoso, libri o video su temi portato da loro, classificazioni ecc…)
All’aritmetica, alla geometria e alla scrittura ci dedichiamo dopo pranzo o prima di cena (di solito).
Spesso trascorriamo la serata a giocare con giochi da tavolo, alcuni li utilizziamo anche per la didattica.
Parlateci dei benefici che conoscere l’educazione parentale vi ha dato.
Difficile rispondere. Come sai bene per me l’istruzione non è un pezzo a sé, non riesco a confinarla in un suo “luogo” rispetto al tutto che è la vita della nostra famiglia.
La paragonerei all’allattamento, al portare i miei figli in fascia, alla scelta della loro alimentazione…
Noi facciamo questa vita perché non sapremmo vivere in altro modo.
Questa scelta ci permette di esser creativi, di metterci in discussione, di fare tante gite, visitare mostre, utilizzare il tempo e non subirlo, giocare giocare e ancora giocare.
Cosa direste a chi vuole intraprendere questo percorso?
Di ponderarla bene, quella della famiglia homeschooler è una vita entusiasmante ma anche molto complessa. Consiglierei di non credere a chi la fa facile e presenta solo la parte “bella” e alternativa, a chi fa passare il messaggio che sia l’unico modo per dimostrare di amare i propri figli.
La responsabilità è tanta, soprattutto in questo momento storico, il carico emotivo di trascorrere coi figli tutto il giorno, tutti i giorni, pure.
Con gli anni le domande dei figli si fanno più profonde, il tempo da dedicare alla facilitazione della loro formazione sempre di più, il nostro lavoro dietro le quinte anche. Nonostante non ami fare distinzione in base all’età degli homeschooler (ritengo il non mandare i figli al nido e alla materna una scelta, oggi, che presuppone una riflessione già avviata sui limiti dell’istituzione scolastica e sul potenziale di quella parentale), non posso non riconoscere che l’impegno, per me, è aumentato notevolmente.
Una delle vie privilegiate per vivere bene questa scelta da genitore è stata, per me, quella di fare rete con altre mamme e papà.
Anche questo aspetto mi ha insegnato tanto, ho dato per scontato che avere lo stesso obiettivo significasse automaticamente avere la stessa sensibilità, utilizzare gli stessi strumenti, che il mondo dell’homeschooling fosse costituito da famiglie che condividessero gli stessi valori, la stessa etica. Bene, non è così, ho incontrato famiglie che mi hanno insegnato tanto sul tipo di homeschooling che non voglio fare, su come non voglio pormi difronte all’istituzione e davanti agli altri.
Allo stesso tempo ho potuto contare su madri meravigliose che con la loro esperienza mi supportano e sopportano; penso alle mie amiche Melissa Dietrick, Luciana Foti, Maria Grazia Lia, Angelica Taromboli, Perla Pugi. Con loro sono cresciuta nella consapevolezza, con il loro mettere in condivisione libri, strumenti, esempi, vita vissuta mi permettono di affrontare tutto, per questo consiglio di cercare di fare rete sul proprio territorio ma anche tramite i social.
Consiglierei di studiare bene la normativa che riguarda l’istruzione parentale; spesso questo aspetto viene sottovalutato ma è fondamentale per potersi interfacciare con le istituzioni in modo adeguato ed assertivo.
Di non seguire schemi dettati da altri, non uscite da una istituzione per entrare in un’altra anche se camuffata da alternativa, trovate la vostra strada perché solo quella vi donerà la gioia del percorso.
Sperimentate tutti gli strumenti possibili e scoprite quali fanno per voi, video, libri, lapbook, corde del tempo, gite e altro; può andare bene tutto e può esser sbagliato tutto, dovete capire se per voi è efficace quello strumento.
E’ una scelta che trasforma tutti, che stravolge la vita, che fa rimettere in discussione i pilastri sui quali si è, fino a quel momento, basata la famiglia: lavoro, casa, mutuo, macchina, vacanze … non c’è un aspetto che non viene toccato.
Spesso non è realizzabile da un giorno all’altro, noi ci abbiamo impiegato anni e si è reso necessario che la mamma lasciasse la società di cui era socia e iniziasse a seguire corsi professionali che le permettessero di gestirsi il tempo, dividere una casa in due, affittarne una parte e trasferirci di regione (con conseguente cambio di lavoro del papà).
Lo rifaremmo?
Si certo.
Perché?
Perché non c’è gioia più grande, per me, di avere il privilegio di osservare gli occhi dei miei figli che si illuminano mentre qualcosa che fino a quel momento era un mistero si svela a loro.
Alessia hai descritto con precisione molte problematiche che gli homeschooler italiani stanno affrontando. Concordo con te nel dire che fare rete è molto importante, e lo è ancor di più trovare un proprio equilibrio famigliare che consenta di poter vivere l’apprendimento libero con serenità.
Grazie Alessia per averci raccontato un pezzettino di te e della tua meravigliosa famiglia, continueremo a seguire i tuoi preziosi consigli su www.unafamiglia.it!
E’ bellissimo vedere l’impegno che ci metti nel condividere e aiutare le altre mamme homeschooler.
Grazie di cuore!