I bambini dei Treni felicità del dopoguerra
Mio figlio ama molto studiare la storia, e spesso fa ricerche per conoscere meglio le varie vicende che si sono susseguite nel corso degli anni. Quando studio storia con lui cerco arricchire la sua conoscenza concentrandomi su quello che noi possiamo imparare e sulle lezioni utili per noi.
“La storia dell’ uomo non presenta altro che un passaggio continuo da un grado di civiltà ad un altro, poi all’eccesso di civiltà, e finalmente alla barbarie, e poi da capo” Giacomo Leopardi, Zibaldone di Pensieri
Grazie a un albo illustrato di Davide Calì abbiamo scoperto un avvenimento importante del dopoguerra italiano, i treni della felicità! Abbiamo deciso di approfondire l’argomento, per capire le gravi conseguenze che porta una guerra, e come a pagarne spesso sono proprio i più deboli.
Mio figlio Christian ha deciso di dedicare una parte della sua tesina di fine anno proprio all’albo illustrato di Orecchio Acerbo Tre in tutto. Vi lascio con le sue parole.
Tre in tutto di Davide Calì
Davide Calì è un fumettista e scrittore svizzero cresciuto in Italia che ha iniziato a scrivere libri per ragazzi dal 1998 e lo fa tuttora con grande successo. La sua passione è il disegno, infatti ha illustrato diversi fumetti e libri in diverse parti del mondo. Tra i suoi libri, mi ha colpito l’albo “Tre in Tutto” dove ha descritto gli avvenimenti storici avvenuti nei “treni della felicità” nel dopoguerra italiano.
Tre in tutto è un bellissimo romanzo tratto da una storia vera, che parla di due ragazzi del dopoguerra che vengono trasferiti presso delle famiglie in Romagna a causa della povertà che a quel tempo affliggeva il sud.
I bambini vanno in treno verso le famiglie adottive e i due fratelli protagonisti avevano paura perché avevano sentito i racconti che dicevano che al nord i comunisti facevano il sapone o mangiavano i piccoli. I bambini furono separati e andarono a vivere uno di fronte all’altro con le madri adottive: Ilde e Paola. Presero presto a cuore le loro famiglie adottive e anche quando tornarono a casa nel Sud, continuarono a scriversi per tutta la vita.
Un particolare che mi ha colpito è che i bambini, quando tornarono a casa videro la povertà a cui da piccoli erano abituati: niente letti, solo un pasto, case distrutte e un mondo diverso.
Quei bambini vivranno per tutta la vita con quel tenero ricordo, ossia l’unità che gli italiani hanno dimostrato verso i connazionali e il fatto che, famiglie generose sono state pronte ad accogliere persone nella loro casa donando quello che avevano.
I treni della felicità nel dopoguerra
Settant’anni fa, dopo la seconda guerra mondiale, il Sud era molto povero a causa dei pesanti bombardamenti subiti durante la guerra. Molti bambini erano rischiavano di morire di fame così le mamme e le donne del Nord Italia, decisero di accoglierli in casa propria per aiutarli.
Settantamila bambini fecero questo viaggio nei “ treni della felicità”, e vennero ospitati dalle famiglie per un tempo che si poteva estendere fino a due anni. Alcuni di questi ragazzi non tornarono più a casa ma decisero di rimanere con queste famiglie adottive perché ormai si erano affezionate a loro.
Questi piccoli si ritrovavano in un mondo nuovo, un mondo di solidarietà che a distanza di molti anni racconta ancora dell’unita d’Italia non solo come nazione, ma anche come popolo. Tutto grazie a famiglie e a donne che hanno creato questo movimento nonostante i pregiudizi e le difficoltà. Questi treni ebbero un grande successo, le madri dei bambini in zone povere potevano dare una vita migliore ai loro figli, e le madri che li accoglievano potevano beneficiare della “felicità del dare”.
In un documentario che ho visto mentre preparavo questa ricerca, Pasta Nera, hanno intervistato alcune famiglie adottive e i bambini che avevano ospitato. Secondo queste persone una cosa del genere non è ripetibile poiché l’uomo ormai è diventato egoista e frettoloso, sarà vero? Probabilmente sì. Sinceramente non vorrei che una cosa del genere si ripetesse ma una cosa è certa, dobbiamo tutti imparare a essere altruisti perché la felicità è nel dare agli altri.
Un bellissimo slogan che appariva lungo le ferrovie che percorrevano i treni della felicità era: “questo dimostra che non esiste un nord o un sud ma una sola Italia, l’Italia unita” (Christian)
I treni della felicità di Viola Ardone
Mio figlio è rimasto molto colpito da questa parte della storia del dopoguerra italiano. Ne abbiamo parlato in diverse occasioni, cercando di immaginare le implicazioni che spostare i bambini ha comportato nella società.
Difficile immaginare le difficoltà che hanno spinto molte mamme e papà a lasciar andare i propri bambini verso un luogo lontano e sconosciuto. Inoltre come si saranno sentiti i bambini nel tornare a casa, dopo aver provato sulla propria pelle uno stile di vita diverso e migliore.
Un libro bellissimo sul tema di cui consiglio la lettura è I treni della felicità edito da Einaudi.
Il libro è ambientato a Napoli nel 1946, e il protagonista è Amerigo Speranza, un bambino di 8 anni che vive sulla sua pelle la povertà e le conseguenze della guerra. E’ difficile trovare da mangiare e tutti, anche i più piccoli, si danno da fare per portare un po’ di cibo sulla tavola.
Ad Amerigo viene prospettata la possibilità di andare per un po’ al Nord, ospite di famiglie che si prenderanno cura dei bambini in difficoltà. I piccoli, spaventati e disorientati partiranno in treno verso nuove famiglie pronte ad accoglierli.
Il libro è toccante e parla di sentimenti forti e racconta la grande solidarietà fatta da donne e mamme forti e coraggiose. Tra le righe ci si scontra con le paure e con le difficoltà di dover affrontare un distacco dai propri affetti e dall’ambiente in cui si vive. Un’esperienza importante che porterà questi bambini a sentirsi vivere a metà, divisi per tutta la vita tra affetti importanti che hanno avuto modo di provare.
Una storia toccante che ci porta a riflettere sulle conseguenze dei conflitti e sul fatto che spesso, sono proprio i bambini le vittime di gravi soprusi. D’altro canto, questo racconto del dopoguerra italiano racconta anche la forza delle donne, che mosse da sentimenti di generosità si sono adoperate per dare una speranza a persone che non avevano più.
Oggi alcuni bambini, ormai adulti, sono rimasti a vivere nelle città delle famiglie che li hanno ospitati. Altri invece sono tornati nelle loro terre di origine ma hanno mantenuto un forte legame con le famiglie che li accolsero. Nella loro memoria, l’amore e la grande empatia dimostrata da comuni famiglie spinte unicamente dalla voglia di fare del bene ai bambini.